martedì 10 febbraio 2009

Siamo davvero figli di un Dio minore?

Le aree dell'Appennino che abitiamo sono le più povere e isolate del Centro-Sud. Impieghiamo almeno 30 minuti per percorrere poco più di 30 km. E chi viaggia quotidianamente in queste strade, vecchie, maltenute, piene di insidie, distrugge più o meno un'autovettura ogni 3 o 4 anni. Siamo costretti a spostarci su Benevento per qualsiasi adempimento amministrativo con gravi perdite in termini di ore lavorate, supportiamo e sopportiamo un apparato burocratico decrepito e inutile, creato solo per conservare un potere male esercitato, che toglie la voglia e la volontà di intrapresa. Dalle classi dirigenti emerge con vanto che disponiamo di grandi risorse e attrattività: aree industriali, manodopera a basso costo, incentivi finanziari, servizi efficienti, territorio attraente eppure assistiamo, impotenti, alla emigrazione dei ragazzi che, finita l'università, cercano lavoro nelle città del Centro-Nord in quanto trovarlo qui, soprattutto per le professioni di alto profilo, risulta sempre più difficile. Assistiamo purtroppo anche al rifiuto di grosse imprese di localizzarsi da noi. Assistiamo al depauperamento di risorse culturali importantissime senza poter creare un qualsiasi progetto per la loro valorizzazione. Assistiamo alla concentrazione e permanenza del potere politico di decisione e programmazione, nelle mani della stessa persona per troppo tempo! Solo da noi la stessa classe politica-dirigente dura in carica 40 anni!  Non c'è possibilità di cambiamento, si va verso l'involuzione. Eppure grandi uomini come Churchill erano convinti che "to improve is to change; to be perfect is to change often" (migliorare è cambiare; per essere perfetti è necessario cambiare spesso). Allora mi chiedo: ma qui non abbiamo nessun grande uomo?  Eppure ce ne sono tanti che son convinti di esserlo. Arrampicatori sociali capaci di creare false illusioni, di creare ricatti sociali, di tessere trame e crearsi ricchezze,  possibili solo qui perchè ormai l'Italia e il Meridione in particolare, non è più uno stato di diritto. Il senso di libertà ereditata dai nostri padri è stato soppiantato dal senso di impotenza, di assuefazione a questo sistema malato che parte sì dall'alto ma anzitutto parte dalla perdita dei valori umani più semplici: il rispetto degli altri e di se stessi.  
Siamo i figli di un Dio minore? 
Assolutamente no! Credo che per troppo tempo chi ha a cuore il futuro della nostra comunità e dei propri figli è rimasto, in silenzio,  ad osservare l'allargamento del degrado sociale e culturale dove a contare rimane solo l'apparenza, mai l'essenza. Credo allora sia giunto il momento di ricominciare ad affermare quei valori, di affermare quei diritti sanciti attraverso la partecipazione ai momenti importanti di programmazione del futuro, per noi, per i figli , per tutti. 




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